Beh, se le premesse per l’avvio di questo terzo tempo sono queste, non ci sono dubbi che la storia dei Nomadi continuerà a lungo, perchè da un primo ascolto del nuovo disco si è in grado di assaporare nuove sonorità, nel solco della tradizione nomade, ma con un rinnovamento non solo musicale.
Forse è ancora presto per una recensione dettagliata dell’album, ma subito si sente l’influenza del mastering effettuato a londra, così come la scrittura di cristiano turato. Lo stile è decisamente più rock, sebbene il brano “Tarassaco” con voce piano e violino ci riporta ad atmosfere intime.
Insomma, per quanto mi riguarda, il giudizio è molto buono. Probabilmente non incontrerà i gusti di tanti nostalgici, poco propensi al cambiamento ed alle novità, ma un gruppo che sulla soglia dei 50 anni dimostra di sapersi continuamente rinnovare è un segno di vitalità. I Nomadi non sono un gruppo di nostalgici che vivono di rendita sul successo del passato, non hanno mai voluto rappresentare una sorta di fenomeno da museo in ricordo degli anni 60 e questo disco lo dimostra ancora una volta.
Presto comunque su questo blog analizzeremo nel dettaglio i singoli brani. Ovviamente si accettano pareri, critiche impressioni da parte di voi lettori.
Sempre Nomadi